Il manicomio di Vercelli
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Storia
il manicomio
di vercelli
La storia del manicomio di Vercelli: dalla sua istituzione al suo abbadono con l’arrivo della legge Basaglia nel 1978.
Le origini della storia
Quando l’Ospedale Psichiatrico Nazionale di Vercelli (OPN) apre le
porte dei suoi 20 padiglioni è il 1937 ed è uno dei più grandi d’Italia: occupa infatti una superficie di 28 ettari immersa nella natura e ha
un teatro, una chiesa, una biblioteca, una palestra, sale ricreative, cucine, aree bimbi e zona accoglienza ospiti (ubicata all’esterno delle mura, per evitare che i rumori e le voci dei pazienti si sentissero al di fuori).
Pare che nei sotterranei di alcuni padiglioni ci fossero le stanze per i temuti elettroshock e che alcune cure sperimentali, oggi
fortunatamente abbandonate, si praticassero ancora all’epoca.
Con l’avvento della Legge Basaglia, che chiude gli ospedali psichiatrici nel 1978, molti pazienti vengono dimessi, altri rimangono per
completare un percorso di reinserimento in società. La struttura, di proprietà dell’ASL cittadina, funziona come nosocomio fino al 1991,
anno in cui viene inaugurato l’Ospedale di S. Andrea. Oggi l’area è abbandonata e solo un padiglione è occupato dagli uffici dell’ARPA.
Il manicomio di Vercelli è anche conosciuto per un episodio triste avvenuto nel maggio del 1945, al termine della Seconda Guerra Mondiale: l’Eccidio dell’Ospedale Psichiatrico di Vercelli.
La 182° Brigata Partigiana Garibaldi “Pietro Camana” si dirige allo
Stadio di Novara, campo di prigionia di fascisti, e preleva almeno 75 militi della RSI (Repubblica Sociale Italiana) trasferiti all’OPN vercellese. Di questi, ne vengono uccisi tra i 50 e i 65, un po’ nel complesso, un po’
a Larizzate e altri addirittura a Greggio.
In ricordo dei caduti esistono due monumenti: un memoriale presso il ponte sul canale Cavour a Greggio e un cippo in granito sullo spiazzo antistante l’ospedale psichiatrico di Vercelli.