La processione delle macchine
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Tradizione
la Processione
delle macchine
La Processione delle Macchine di Vercelli è una delle tradizioni più antiche e più amate, e torna ogni anno tra le vie della città durante il periodo pasquale.
Le origini della TRADIZIONE
La “Processione delle Macchine” deve il suo nome ai grandi gruppi scultorei, le cosiddette “Macchine”, realizzate in materiali come legno, gesso o cartapesta appartenenti alle varie Confraternite della città
di Vercelli.
La Processione è strettamente legata alla storia delle Confraternite,
un tempo numerosissime a Vercelli. Ogni Confraternita possedeva
una Macchina, a rappresentare uno degli episodi della Passione di Cristo, dall’Orto degli Ulivi fino alla Crocifissione, che veniva portata
in processione per le vie della città da membri delle Confraternite
stesse con i loro costumi tipici.
Originariamente il termine “Macchina” si riferisce alla barella per trasportare gli infermi, passa poi ad indicare il basamento su viene poggiata la statua fino ad arrivare ad indicarne l’intera struttura.
La storia di questa processione Vercellese affonda le sue radici già nella seconda metà del XVIII secolo, ma solamente nel 1833, per porre ordine tra le numerose pratiche indipendenti collegate alle celebrazioni pasquali, si decide di riunire tutte le pratiche del Giovedì e del Venerdì Santo in un’unica processione che parte da Sant’Andrea, come ancora oggi avviene. Alla luce di ceri e fiaccole, la sera del Venerdì Santo, le Macchine sfilano per le vie del centro storico, sorrette da volontari parrocchiani, alpini, associazioni e confraternite, per far nuovamente ritorno in Basilica sotto gli occhi di fedeli e curiosi per la Celebrazione conclusiva.
Una piccola chicca dialettale? In passato, dato che spesso ci si spingeva per trovare un posto migliore da cui seguire la processione, la folla di fedeli veniva chiamata “compagnia d’j arbuton” (compagnia degli spintoni).