Cecca e Marcantonio
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Leggenda
CECCA E
Marcantonio
Le origini delle famose maschere del carnevale varallino sono antiche, da ricercarsi a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.
Le origini della tradizione
Si incontra la figura della maschera di Marcantonio per la prima
volta nel 1874, quando è citato nel testo di una canzone dialettale
e a seguire nel 1897, anno in cui veine descritta nel testamento
pubblico: “Marcantoniu Carlavèe è figlio abortito di ignoti, di
professione falabracco, nato sotto il solito cavolo e come tutti gli
altri simili prodotti della bontà della valle, trasportato e allevato per carità e con elemosine cittadine nel brefotrofio comunale”. Secondo
la tradizione popolare Marcantonio è il re dei Dughi e dei Falchetti
(gli abitanti di Varallo nuovo e Varallo vecchio), nato dalla Veggia Pasquetta e dal Vecchio Bacucco. Inizialmente però la maschera è simboleggiata da un pupazzo che viene bruciato sul carro, non da
una persona fisica.
La prima interpretazione da parte di un uomo risale al 1905, quando Cleto Imazio, fratello di Arrigo, il poeta detto “Cliss”, veste i panni di Marcantonio durante il carnevale. Quell’anno, Cleto è accompagnato dall’avvocato Vincenzo Negri che interpreta la Cecca. Infatti, la
maschera femminile è per oltre mezzo secolo interpretata da un uomo travestito. Sarebbe stato infatti troppo audace a quei tempi avere un’interpretazione femminile. Solo nel 1948, si avrà una donna, la signorina Valeria Zanone della Crosa, a ricoprire il ruolo della Cecca. Negli anni del dopoguerra si da poi avvio alla consuetudine di eleggere la maschera ogni anno durante il veglione che precede la patronale di San Gaudenzio, che da allora in poi prende il nome di “Ballo della Cecca”.